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27 Marzo 2023Giornata mondiale dell'Endometriosi
Patologia che colpisce il 10-15% delle donne in età riproduttiva. Convegno e iniziative in Liguria per approfondire la malattia e come affrontarla
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22 Marzo 2023Nomina componenti nuovo comitato etico territoriale: avviate le procedure
La scadenza per la presentazione delle domande è fissata per il 20 aprile
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16 Marzo 2023Medicina di genere, medicina di precisione, quale medicina?
Evento in programma il 18 marzo 2023
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13 Marzo 2023Al via formazione finanziata da Unione Europea per operatori che si occupano di dipendenze
Sono cominciati oggi, lunedì 13 marzo 2023, gli incontri legati alla formazione prevista dal progetto europeo "Frontline Politeia" di cui Alisa è partner in Regione Liguria.
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10 Marzo 2023Fondo per l'Alzheimer e le demenze, studio su strutture e presa in carico
Aperte le iscrizioni al webinar in programma il 22 marzo
Giovanni Pratesi, professore ordinario Chirurgia vascolare e direttore della Clinica di Chirurgia vascolare del Policlinico San Martino
Quali sono le malattie vascolari più frequenti?
Sono certamente le malattie che interessano le arterie che si localizzano in distretti periferici e quindi non coronarici: le più frequenti sono la patologia della arteria carotide che può insorgere ed essere associata allo sviluppo di insufficienza cerebrovascolare, quindi di ictus, la patologia delle arterie degli arti inferiori che può determinare una difficoltà al cammino e mettere a rischio la vitalità degli arti inferiori e quelle che riguardano la patologia della dell'aorta. Sono malattie accomunate dagli stessi fattori di rischio che si localizzano in distretti diversi dell'organismo.
Come faccio a sapere se sono tra le categorie più a rischio?
È importante sapere che ci sono fattori di rischio modificabili e non modificabili: i primi sono rappresentati da età, sesso e familiarità i secondi possono essere influenzati da abitudini e stili di vita. I soggetti di sesso maschile o di età, di età superiore a sessant’anni e, in particolare, coloro che hanno familiarità per malattie vascolari e cardiovascolari, hanno sicuramente un rischio aumentato. A questi si aggiungono i fattori di rischio legati allo stile di vita, come ad esempio abitudine al fumo di sigaretta, ipertensione arteriosa, livelli alti di glicemia nel sangue, uno stile di vita legato a stress e una mancata attività fisica. Ci sono delle linee guida che fanno una vera e propria stratificazione del rischio del singolo soggetto e prevedono delle raccomandazioni.
Quali abitudini si possono modificare per ridurre il rischio cardiovascolare?
La prevenzione è fondamentale per ridurre l'incidenza e lo sviluppo di questo tipo di malattie: la prevenzione primaria, attraverso, ad esempio, uno stile di vita corretto come l'astensione dal fumo, un regime alimentare vario e adeguato, una adeguata attività fisica, sono elementi che possono ridurre il rischio cardiovascolare, insieme al controllo del peso corporeo e a un assetto lipidico corretto.
La prevenzione può davvero essere utile? Serve a tutte le età?
La prevenzione è direttamente correlata all'età, per questo occorre iniziare prima che si manifesti la malattia; quando la malattia si manifesta, è importante effettuare uno screening perché purtroppo alcune delle malattie vascolari sono silenti e non danno sintomi fino a quando non compaiono delle complicanze. Questo significa che, se non interveniamo con delle indagini diagnostiche strumentali come un banale esame ecografico, non avremo mai la percezione di avere una patologia che può portare a vere e proprie malattie vascolari. Lo screening serve per fare una diagnosi precoce e seguire, a seconda di quello che emerge dall'esame, un approccio conservativo o, quando indicato, un trattamento vero e proprio per ridurre il rischio delle complicanze.
Ci sono dei sintomi che segnalano la cattiva circolazione?
Ci sono malattie che non danno sintomi e altre che invece si manifestano clinicamente come per esempio l'arteriopatia degli arti inferiori: in questo caso, il paziente cammina e dopo un certo percorso di marcia accusa un dolore generalmente al polpaccio o alla coscia che impone l'interruzione della marcia, questo è il sintomo dell'arteriopatia periferica; le altre malattie, come per esempio la stenosi carotidea, possono determinare un ictus senza nessun sintomo.
Ci possono essere dei campanelli d'allarme, come per esempio in caso di attacco ischemico transitorio a livello della placca carotidea, ma non è sempre detto che questo avvenga.
Quando è necessario rivolgersi al chirurgo vascolare?
È bene rivolgersi al chirurgo vascolare quando ci sono delle chiare indicazioni all'intervento: oggi la chirurgia vascolare è sempre più tecnologica ed evoluta grazie all'integrazione con le tecnologie che intervengono in tutte le fasi della gestione della malattia, anche in quella non propriamente interventistica. Le tecniche mini invasive hanno ridotto l'invasività del trattamento attraverso la possibilità di effettuare interventi per via endovascolare, quindi senza tagli e senza cicatrici, ma anche di intervenire e trattare la patologia anche in pazienti in età più avanzata o con altri fattori di rischio che magari prima in passato non venivano presi in considerazione per l’intervento. Con la tecnologia e l’expertise oggi a disposizione, è possibile formulare una diagnosi sempre più precisa ed effettuare una terapia quasi sartoriale su ogni singolo caso.
Italo Porto, professore ordinario Malattie dell'apparato cardiovascolare e direttore UOC Cardiologia Policlinico San Martino
Cosa sono gli attacchi cardiaci e come si manifestano?
Sono comunemente noti con il nome di infarto e sono delle manifestazioni acute della patologia coronarica ovvero delle problematiche delle coronarie del cuore; possono manifestarsi in modo variabile attraverso sudorazione, nausea anche se la caratteristica più tipica è il dolore o un peso che si irradia tipicamente alle braccia, ancora più frequentemente alla parte laterale del braccio sinistro. La manifestazione può essere molto variabile e può produrre un danno al muscolo cardiaco più o meno grande, a seconda della grandezza dell’infarto. L'attacco cardiaco può essere complicato da aritmia, quindi da una specie di corto circuito dell'attività elettrica cardiaca. L'attacco cardiaco, purtroppo, è una delle prime cause di morte in Italia.
Tutti possono averli? È diverso da uomo a donna?
Tutti possono avere un attacco cardiaco anche se è molto più frequente con l'aumentare dell’età e molto raro in età giovanile, il sesso femminile è generalmente più protetto dalla incrostazione aterosclerotica dei vasi prodotta da un accumulo di grassi all'interno della parete arteriosa. L’ attacco cardiaco può colpire anche le donne giovani e quelle in gravidanza, ma si tratta di un fenomeno raro.
Anche gli adolescenti dovrebbero essere tenuti sotto controllo?
Certamente anche gli adolescenti devono essere tenuti sotto controllo, in termini di popolazione anche i bambini, attraverso una valutazione del rischio fatta fin dall'infanzia. Oggi si parla di prevenzione primordiale che significa lungo tutto il corso della vita, da mettere in atto con semplici accorgimenti: praticare attività fisica in maniera costante e coerente lungo tutta la lunghezza della vita, prestare attenzione all’alimentazione, evitare il fumo e controllare il peso corporeo.
Come funzionano i check-up cardiovascolari?
Ci sono tante tecniche per effettuare un check-up cardiovascolare ma è bene ricordare che gli attacchi cardiaci non sono del tutto prevedibili: un check-up cardiaco serve a valutare il proprio livello di rischio, che è un rischio generale. In determinate fasi della vita, in particolare nei maschi che sono più a rischio e in quelli che approcciano la mezza età, ci sono alcune cose molto semplici da fare: tenere sotto controllo il livello dei lipidi nel sangue, eseguire un elettrocardiogramma, una visita cardiologica e, in aggiunta, si può eseguire una valutazione doppler e color doppler delle arterie carotidi e dell'aorta addominale, senza dimenticare il controllo del diabete, oggi infatti sempre più persone sono in sovrappeso e presentano un rischio aumentato. Se la valutazione medica identifica un rischio medio-alto, può essere opportuno, se prescritto dal medico o dal cardiologico di fiducia, effettuare una tac coronarica che è in grado di vedere lo stato di salute delle coronarie.
Chi ha problemi cardiovascolari può bere caffè?
La risposta sta nel buon senso, non è stato provato che il consumo di caffè aumenti il rischio cardiovascolare anzi, un consumo moderato pari a due/tre tazzine al giorno, riduce il rischio cardiovascolare ma è sempre bene fare una valutazione caso per caso.
Chi fa sport deve seguire controlli particolari?
Chi pratica sport in una società sportiva che fa parte del Coni deve essere in possesso di una visita sportiva per idoneità agonistica che viene rilasciata da un medico dello sport in strutture sia pubbliche sia private; lo stesso medico dello sport può avvalersi di un consulto cardiologico se ritenuto opportuno, per ottimizzare la stratificazione del rischio.
In generale, l'attività fisica ludico-motoria è raccomandata sostanzialmente a tutti perché non aumenta assolutamente il rischio di eventi mortali anzi, addirittura li riduce.